Sabato 6 luglio prende il via da Bruxelles, in Belgio, l’edizione numero 106 del Tour de France. Alla vigilia della Grande Boucle il direttore sportivo Alberto Volpi fa un’analisi di quella che sarà l’avventura in Francia del team Bahrain Merida e del ruolo del contingente italiano.
“Il Tour de France è sempre una corsa molto difficile anche se dal punto di vista altimetrico è un po’ meno impegnativo del Giro. Si corre a luglio periodo in cui normalmente fa più caldo, molti dei corridori più forti al mondo si concentrano per il Tour, gara che si annuncia combattuta e imprevedibile. Nelle prime tappe di pianura c’è sempre il rischio di cadute, ventagli, ci sono mille difficoltà, tutti vogliono stare davanti e anche per questo il Tour, da sempre, richiede maggiore impegno psicofisico. E’ una corsa che impegna per tre settimane mentalmente non solo i corridori ma anche tutti gli addetti ai lavori perché è una corsa molto più tirata rispetto agli altri grandi giri. Questo non significa che sia più importante degli altri grandi giri o che Giro e Vuelta siano facili, ma vuole dire che c’è più pressione, più stress perché sono tante le situazioni che girano attorno alla “macchina Tour”: migliaia di tifosi sulle strade, attenzione mediatica, carovana pubblicitaria etc. etc. …in un mese dove la Francia fa festa e la gente si riversa sulle strade tutto diventa più difficile da gestire e affrontare” spiega Alberto Volpi.
“Tutto questo ha dei risvolti anche sull’attività dei direttori sportivi. Al Tour in paticolare devi avere un team super organizzato sotto tutti i punti di vista e uno staff molto qualificato. A chi guida le ammiraglie e i mezzi del team è richiesto massimo impegno, abilità e professionalità sia in corsa che fuori corsa. Dal punto di vista della gestione del team e della sicurezza noi direttori di Adispro nelle ultime stagioni abbiamo fatto squadra, investito molto e direi che abbiamo raggiunto ottimi standard qualitativi. Le nuove tecnologie oggi aiutano molto. Al Tour più o meno non differiscono da ciò che si usa nelle altre gare; monitor con gps per analizzare le tappe nei dettagli e l’attività dei corridori; per chi controlla dopo le tappe i corridori sono molto importanti aspetti come i watt e le calorie. Essendo luglio fa molto caldo e quindi è necessaria una gestione differente dell’atleta. Il clima è un avversario da tenere in grande considerazione sia per i corridori stessi che per chi sta attorno all’atleta dovendo prevedere al meglio la reintegrazione idrosalina, di carboidrati, di proteine e di tutto quello che ha bisogno un corpo umano che ogni giorno per tre settimane brucia dalle tremila alle cinque mila calorie, al massimo diciamo cinquemila e cinquecento” continua Volpi nella sua analisi.
“Quest’ anno abbiamo quindici corridori italiani al Tour. Non tanti forse ma tutti uomini di grande qualità e spessore. Pochi ma buoni direi. Di questi ben tre sono nella nostra formazione: Vincenzo Nibali, Sonny Colbrelli e Damiano Caruso. La maggior parte del contingente italiano presente nelle varie squadre ha affrontato il Giro d’Italia, ma in Francia il movimento è comunque rappresentato da corridori di altissimo livello. E’ un ciclismo molto differente da quello di qualche anno fa, le logiche e i calendari sono cambiati. Comunque la presenza di quindici corridori italiani al Tour è proporzionata alle forze messe in campo dal movimento nazionale in un ciclismo sempre più globalizzato e internazionale. Ovviamente in casa Bahrain Merida tifiamo d’obbligo il nostro Vincenzo Nibali, che qui ha vinto nel 2014, ma sono certo che anche Colbrelli e Caruso daranno un contributo importante alla squadra e alla causa tricolore. Inoltre auguro il meglio ai miei colleghi del team Bahrain Merida che saranno in ammiraglia al Tour e anche a tutti gli altri colleghi di Adispro che saranno impegnati in Francia” conclude Volpi.
Foto ©Bettiniphoto.net