“Le moto, ecco le moto. Troppe moto sul percorso, in mezzo, davanti, al fianco dei corridori. Su questo dobbiamo fare una seria riflessione”. Lancia l’allarme “motorizzato” Claudio Cozzi, direttore sportivo del Team Katusha – Alpecin. “Una riflessione che noi tutti direttori sportivi di Adispro insieme dobbiamo fare. Dobbiamo lavorare sulla sicurezza in corsa, sul rispetto dell’atleta e sulle disposizioni in gara. Sempre più spesso i nostri corridori rischiano oppure sono favoriti da scie di moto. Il rischio di caduta in discesa e molto altro. Il ciclismo si fa sulla strada ma è un ciclismo completamente diverso ora, rispetto al ciclismo di quando gente della mia età correva. Dobbiamo stare attenti a tutto, sempre, e non possiamo permetterci di mettere a repentaglio l’incolumità dei ragazzi. E’ un messaggio che lancioagli altri direttori sportivi italiani in gruppo. Anche in questo Giro d’Italia ci sono sempre troppe chiamiamole così “invasioni di campo” e davvero dobbiamo metterci attorno a un tavolo e discutere di regole chiare e ben precise. Compreso comunque l’insegnamento ai corridori di come si corre in gara. Molti non conoscono nemmeno le regole base”. Pugno pesante quello di Claudio Cozzi, che però dimostra grande soddisfazione per il lavoro fatto in questi ultimi anni da Adispro: “Comunue non si parte da zero, è già stato fatto molto per la sicureza in questi ultimi anni. Noi abbiamo ritrovato l’unità del gruppo dei direttori sportivi anche se in ammiraglia indossiamo maglie differenti. Ci confrontiamo sulle problematiche come appunto quella primaria della sicurezza, sulla condizione delle strade affrontate in gara e tutto ciò che gira attorno ad una gara e all’organizzazione di un evento che coinvolge noi come direttori sportivi, i corridori e i team”. Sta emergendo anche un aspetto più umano in questo Giro d’Italia per il gruppo Adispro. “Come ho già detto, abbiamo ritrovato l’unità di intenti e lo spirito di gruppo. Ci confrontiamo anche perché entrano come direttori sportivi sempre più ragazzi giovani, preparati, che hanno seguito corsi di laurea e studi appropriati. E anche la nostra professione si sta evolvendo. E su alcuni argomenti è bene che cominciamo a fare squadra”.